Pastellesse Sound Group, Calatia e Fabio Farti presentano il singolo «Sole e Sole (Lavoro Vero)»

Nasce nel 2015 dalla collaborazione di Calatia, Fabio Farti e Pastellesse Sound Group un nuovo progetto musicale che racconta il suono di un territorio nella sua dimensione più contemporanea ed autentica: la Scampia del rap di Fabio Farti e l’antica tradizione dei bottari di Macerata Campania espressa dai Pastellesse Sound Group, legati dal collante sonoro dei casertani Calatia. Un grande caleidoscopio di suoni e suggestioni in cui tanti colori diventano uno, esplosivo, intenso, come la terra da cui proviene. Il risultato della fusione e del confronto di queste tre differenti realtà musicali è il singolo “Sole e Sole (Lavoro Vero)”, un testo antico legato alla lavorazione nei campi che rivisitato in chiave moderna ci restituisce la dura realtà del lavoro nero.

Sembra ieri, anche se è passato circa mezzo secolo, in cui le donne di Terra di Lavoro intonavano ancora “Sole e Sole”. Era questo il canto eseguito durante la mietitura del grano e l’estirpazione (la “scavatura”) della canapa. Questo tipo di lavoro avveniva nelle cocenti giornate estive; un lavoro nero, duro e faticoso, dove “Sole e Sole” rappresentava il canto liberatorio e di frustrazione verso il massaro “padrone”, l’espressione di rabbia, intonata in coro, di chi era costretto a lavorare al Sole pungente con pochi mezzi e scarso riconoscimento economico.

Il videoclip del brano è ambientato in un tipico cortile di Macerata Campania dove tutt’oggi vengono svolti i lavori dedicati all’agricoltura, oltre ai terreni dell’area maceratese, i resti dell’ex zuccherificio di Capua e i resti dell’ex area industriale Saint-Gobain di San Nicola la Strada. Il video, fruibile su YouTube, è stato realizzato da Francesco “Stronoman” Cioffi per Pixel Video: https://youtu.be/Gc7BM7Y_QEs

Il file Mp3 del brano “Sole e Sole (Lavoro Vero)” è disponibile per il download gratuito all’indirizzo:

Record, mix & master a cura di Bartolomeo “B-Art” Giuliano per “Hopeland Studio”.

Recensione a cura di Stefano Pistore

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